In Salento impianto agrivoltaico “sociale” su sito archeologico, lunedì inizieranno ulteriori scavi

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Un impianto agrivoltaico da 67,27 MW ha ottenuto una valutazione positiva di impatto ambientale in seguito alla richiesta da parte della società INE Nardò Srl di parere tecnico istruttorio della Soprintendenza speciale per il PNRR. In corso c’è però un movimento di protesta per il territorio che avrebbe una forte valenza archeologica. pv magazine Italia ha intervistato l’Ing. Giancarlo Francesco Dimauro, amministratore unico di M2 ENERGIA, di San Severo (Foggia), proponente del progetto agronomico, coordinatore generale e progettazione, e lo studioso Oreste Caroppo, che sta guidando la protesta.

Il progetto

L’impianto agrivoltaico è costituito da 2.250 tracker da 52 moduli ciascuno, per un totale di 117.000 pannelli fotovoltaici  da installare in località Maramonti, nel comune salentino di Nardò, in provincia di Lecce. L’area disponibile è pari a 918.198 mq, di cui 313.088 occupati da moduli fotovoltaici, 807.500 mq recintati, di cui 754.380 coltivati, per un indice di area destinata ad attività agricola pari al 93,42%.

Inoltre, il committente prevede di riservare una parte del terreno opzionato per la realizzazione di un “progetto di carattere sociale”, destinandolo ad attività sociali, compresa un’iniziativa di “agricoltura sociale” nel cortile interno della masseria, al centro del campo agrivoltaico.

“Siamo di fronte ad un’area abbandonata a se stessa, dove non si coltiva nulla, ma che abbiamo la possibilità di riqualificare attraverso un progetto agrivoltaico di forte valenza sociale, con tanto di formazione e coinvolgimenti delle scuole. Pensiamo che l’esperienza di coltivare la terra possa essere estesa a tutte le categorie sociali, includendo anche coloro che, a causa delle proprie disabilità, hanno dovuto sempre rinunciare a tali esperienze. Attualmente la masseria e l’area circostante sono in totale abbandono, tant’è che la masseria è catastalmente riportata come bene collabente. Il progetto prevede una ristrutturazione e una bonifica dell’area al fine di realizzare interventi di orto terapia, pet therapy, agricoltura sociale, area giochi inclusivi e permettere che la zona possa essere vissuta da anziani di RSA e bambini con disabilità”, ha spiegato l’Ing. Dimauro.

L’amministratore di M2 ENERGIA ha parlato di “impianti agrivoltaici che immettono sui territori più della semplice energia solare”.  Il progetto, infatti, include coltivazione suoli e culture sperimentali, apicoltura sostenibile e immersiva, formazione di nuove figure lavorative specifiche e collocamento attraverso partnership con istituti tecnici del territorio.

Ribadendo il carattere sociale dell’impianto agrivoltaico, Dimauro sottolinea il progetto che “mira all’inclusione sociale, coinvolgendo varie fasce di
utenti, da giovani con problemi di inserimento nel mondo del lavoro a giovani con sindromi dello spettro autistico, favorendo il superamento delle barriere alla socializzazione attraverso la collaborazione nello svolgere semplici mansioni e la manipolazione di colture e attrezzi”.

Il progetto

Immagine: M2 ENERGIA

La protesta

A capo di una protesta contro la costruzione dell’impianto di Maramonti c’è Oreste Caroppo, studioso ed esperto di storia del territorio. “Riteniamo pazzesco e scandaloso che tutta l’area di Masseria Maramonti abbia visto da parte del Consiglio dei Ministri l’approvazione di un mega impianto fotovoltaico da realizzarsi proprio lì, con tutte le sue ulteriori infrastrutture di supporto”.

Le motivazioni avanzate da Caroppo sono da imputare al valore storico ed archeologico del sito. “Ci troviamo in un sito di comprovata valenza archeologica con evidenti testimonianze di insediamenti riferibili almeno all’Età del Bronzo e all’Età del Ferro, nonché tra i più iconici misteriosi e interessanti del territorio italiano pugliese e salentino. Si tratta dell’ormai famoso sito dei grandi enigmatici Anelli concentrici di Arneo visibili dall’alto, nei pressi di Boncore nell’entroterra di Torre Lapillo a pochi passi dalla famigerata Pista collaudo di Porsche”.

“Sappiamo dalla letteratura archeologica che, in Europa, spesso tali anelli in soil-crop marks sono legati ad insediamenti protostorici. Pertanto, incuriosito da tale peculiarità, da diversi anni sto segnalando e studiando quel luogo, utilizzando vario materiale cartografico, foto aeree e satellitari, nonché incrociando varie ricerche pregresse. Nel 2020 l’archeologa incaricata ha confermato la presenza di materiale protostorico proprio lì tra gli anelli misteriosi nel 2019 alla Soprintendenza, trovando materiale ceramico dell’Età del Bronzo e del Ferro in più punti del vasto sito”.

A seguito di questa scoperta, tutta l’area dell’impianto dei pannelli è stata definita a massimo rischio archeologico, “Così come è ad alto rischio archeologico il passaggio del cavidotto dell’impianto previsto su un percorso che passa proprio dai misteriosi anelli e che già da tempo gli studiosi ritengono esser il tracciato della romana via Traiana Sallentina”, ha precisato Caroppo.

Il movimento di protesta sottolinea che la relazione geologica realizzata da un geologo, allegata al progetto dell’impianto agrivoltaico non fa alcun riferimento agli anelli e non fornisce un quadro corretto.

“Il nostro rispetto del territorio è profondo. Abbiamo incaricato esperti di effettuare una perlustrazione con georadar per verificare se ci fossero anomalie sotto il terreno, ma non è emerso nulla. In aggiunta, lunedì inizieranno ulteriori scavi con il costante presidio scientifico della Soprintendenza di Lecce per arrivare fino alla roccia e portare a termine altri studi, così da avere massima certezza dei risultati”, ha dichiarato l’Ing. Dimauro.

Gli scavi dureranno circa venti giorni e successivamente i risultati verranno presentati pubblicamente.

“Vogliamo dare certezza e tranquillità agli abitanti del territorio, che avremmo piacere di incontrare, così da mostrare la nostra etica i valori che ci stanno portando a verificare con ogni mezzo la storia di questa area. Lo dimostra anche la convenzione che abbiamo firmato con l’Università di Lecce: stiamo finanziando il dottorato di ricerca nella facoltà di Beni culturali proprio per effettuare studi sulla storia dello specifico territorio”, ha aggiunto il numero uno di M2 ENERGIA.

 

 

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