Summer School SUMMED-PV, dall’importanza delle materie prime al prototipo di fotovoltaico indossabile

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Lo scorso luglio abbiamo pubblicato la notizia del via della prima edizione della scuola Raw Materials in Photovoltaics, finanziata dall’EIT RAW Materials. La Summer School summer school SUMMED-PV, aperta a studenti di Dottorato e di Laurea Magistrale, si è svolta a settembre 2024 ed è stata incentrata sulle materie prime dei sistemi fotovoltaici.

Per avere il relativo feedback, pv magazine Italia ha intervistato la Prof.ssa Simona Olga Binetti, coordinatrice della Summer School.

Qual è stata la partecipazione registrata?
La prima edizione della summer school SUMMEDPV è stata un’iniziativa molto interessante e ben strutturata, che ha fornito una preziosa opportunità per gli studenti di approfondire temi specifici legati ai raw materals e processi di riciclo dei dispositivi solari . La partecipazione è stata soddisfacente, con 50  studenti. La varietà geografica e accademica dei partecipanti è stata notevole, con una buona rappresentanza di studenti italiani (22) e stranieri (27), molti dei quali già inseriti in contesti di ricerca in Italia. Questo mix ha arricchito la dinamica collaborativa. Con 19 donne e 30 uomini, la distribuzione di genere ha mostrato una partecipazione femminile significativa, sebbene ci sia ancora margine per migliorare l’equilibrio. Per le prossime edizioni, iniziative mirate potrebbero ulteriormente incentivare la presenza di studentesse. La suddivisione in 10 gruppi di lavoro, basata su interessi di ricerca simili, è stata una scelta vincente. Ha facilitato l’interazione tra studenti con background affini, permettendo loro di esplorare soluzioni creative e mirate.

Un riscontro sul format del progetto?
Richiedeva la creazione di una proposta concreta con obiettivi, metodi, budget e cronoprogramma (GANTT), e ha rappresentato una sfida stimolante. Questo approccio ha aiutato gli studenti a sviluppare competenze progettuali, pratiche e collaborative, offrendo un valore aggiunto rispetto alle classiche lezioni frontali.

Ci saranno novità per le prossime edizioni?
Ci sono sicuramente degli aspetti da migliorare. Potrebbe essere utile introdurre sessioni preparatorie pre-evento, ad esempio webinar o materiali introduttivi, per familiarizzare gli studenti con i temi della scuola e le aspettative progettuali. La creazione di un sistema di mentoring durante la scuola, con tutor assegnati ai gruppi, potrebbe migliorare ulteriormente la qualità dei progetti e favorire un apprendimento più personalizzato. I feedback ricevuti evidenziano ovviamente aree di miglioramento, ma rappresentano una base solida su cui costruire le edizioni future.

Quali alcune idee potenzialmente utilizzabili in realtà sono nate grazie alla School?
Non sono in grado di dirlo ora. La Scuola aveva come obiettivo quello di formare dottorandi e giovani ricercatori  sulla importanza dei raw materials nel celle solari e l’importanza dei processi di riciclo. Abbiamo volutamente invitato sia speaker  accademici che del mondo industriale. Gli stimoli e le idee che abbiamo dato sono state molte.  I partecipanti poi sono tornati ai loro laboratori e speriamo che alcuni stimoli, idee e discussioni che hanno vissuto durante la scuola possano portare a delle idee potenzialmente utilizzabili

Qual è stato il progetto vincitore?
Il progetto che ha vinto aveva come titolo Recyclable Encapsulant for Wearable Sn Perovskite. L’obiettivo era sviluppare un prototipo di modulo fotovoltaico flessibile a base di perovskite per dispositivi indossabili. Il progetto prevedeva l’ottimizzazione del materiale fotovoltaico a base di perovskite, con l’intento di massimizzarne l’efficienza e, al contempo, eliminare il contenuto di piombo. La rimozione del piombo avrebbe reso i dispositivi indossabili più sicuri, sostenibili e conformi alle normative, migliorandone la fattibilità commerciale. Un altro aspetto centrale del progetto riguardava lo sviluppo di un incapsulante innovativo, ottenuto da fonti alternative e materiali di scarto, per ridurre l’impatto ambientale e prevenire la degradazione della perovskite. Infine, era stato pensato un piano per ottimizzare il funzionamento delle celle solari su substrati flessibili, assicurando che il prototipo fosse in grado di alimentare in modo efficace dispositivi elettronici e sensori indossabili.

Ci sarà un seguito di applicazione reale?
L’idea progettuale  è sensata,  se venisse opportunamente migliorata nella sua stesura, potrebbe essere l’oggetto di un progetto richiedente un finanziamento ed iniziare quindi una sua sperimentazione.

 

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