pv magazine Italia ha avuto il piacere di parlare del Macse on Maddalena Cerreto, lead expert Italy di Aurora Energy Research. Cerreto, che ricorda che l’asset che si aggiudicherà l’asta potrà trattenere al massimo il 20% dei ricavi positivi derivanti dai servizi di rete, sottolinea che anche le prossime aste del Macse, fino al raggiungimento di 50 GWh di nuovi accumuli al 2030, saranno molto competitive.

Immagine: Aurora Energy Research
Il 30 settembre l’Italia terrà la prima asta Macse per la consegna nel 2028. L’asta Macse potrebbe essere molto competitiva con i prezzi che potrebbero vedere forti ribassi rispetto al cap iniziale di 32mila€/MWh/anno, poi alzato a 37mila€/MWh/anno. Si parla anche di 25mila €/MWh. Quale la ratio del passaggio da 32mila€/MWh/anno a 37mila€/MWh/anno? È rilevante? Perché?
Durante la consultazione, molti operatori, tra cui Aurora, hanno segnalato che il cap di 32 rischiava di non lasciare adeguato spazio alla competizione nell’asta. Accogliendo questi feedback, il premio è stato aumentato a 37 per riflettere i maggiori costi dei progetti greenfield, come i maggiori costi di connessione alla rete, e l’estensione delle garanzie sull’intero periodo di consegna, oltre a rischi non esplicitamente considerati. Sebbene l’adeguamento rappresenti un segnale positivo, non ci si aspetta che il cap più alto influenzi significativamente l’esito dell’asta, essendo questa prevista comunque molto competitiva.
Quale potrebbe essere un prezzo medio?
Dato il livello di competizione atteso, ci aspettiamo prezzi molto lontani dal cap di 37. Ovviamente, essendo l’asta pay-as-bid, prevediamo una varietà nei prezzi contrattualizzati, ma la maggior parte delle offerte presentate all’asta sarà nei 20s.
Il numero di progetti BESS autorizzati è aumentato molto ad agosto, in cui sono stati autorizzati oltre 10 GWh. La pipeline ora è di oltre 30 GWh, giusto? Cosa sta succedendo ora a settembre? Il trend sta continuando?
Ad agosto abbiamo registrato un forte aumento delle autorizzazioni: solo le Autorizzazioni Uniche rilasciate dal Mase sono state 1,5 GW, il valore mensile più alto dell’anno, probabilmente favorito dall’imminente asta Macse. Al 15 settembre 2025, la pipeline autorizzata è di circa 40 GWh, considerando una durata media degli asset di 6 ore, pari a quattro volte il target nazionale previsto per la prima asta Macse.
Ma comunque non è rilevante l’aumento delle autorizzazioni, almeno per la prima asta Macse, giusto?
Si tratta comunque di un elemento rilevante per la prima asta, poiché molti sviluppatori hanno manifestato interesse a partecipare già a giugno, “scommettendo” sull’ottenimento delle autorizzazioni durante l’estate.
Ritornando alla prima asta, 2 progetti su 3 non dovrebbero entrare nel Macse (visto il cap di 10 GWh). Corretto?
Dei 30-40 GWh ad oggi autorizzati solamente 1 terzo avrà successo nella prima asta Macse. Ci saranno altre aste Macse nei prossimi anni, fino al raggiungimento del target al 2030 di 50 GWh di nuovi accumuli. Chi non verrà selezionato nella prima asta potrà puntare sulle aste successive, dove si prevede una domanda più elevata. Tuttavia, se il ritmo di autorizzazione dovesse mantenersi, è lecito aspettarsi una forte competizione anche nelle prossime tornate.
Quali saranno le aree geografiche più avvantaggiate? 1 GWh è destinato a Sicilia e Sardegna, il resto nel centro e nel centro-sud. Quale il possibile ruolo di regioni come Umbria, Lazio, Abruzzo e Campania? O il focus sarà tutto su Calabria e Puglia?
Gli asset in Sardegna e Sicilia sono avvantaggiati dal disegno dell’asta Macse, che prevede un fabbisogno minimo da soddisfare in ciascuna delle due isole. Questo implica che gli impianti locali competono solo tra loro fino al raggiungimento di tali soglie – 1,5 GWh in Sicilia e 1 GWh in Sardegna – garantendo di fatto la selezione di almeno questi volumi nella prima asta. Al contrario, gli asset situati nel continente (Calabria, Sud e Centro-Sud) non beneficiano di target minimi e si troveranno in competizione tra loro, dando luogo a una dinamica di gara quasi nazionale.
Quali i limiti massimi di ricavo derivanti dai servizi accessori? E in generale quale il ruolo dei servizi accessori per i progetti BESS che rientreranno nel Macse?
Il Macse è un meccanismo finalizzato a coprire l’intero costo d’investimento, non solo il “missing money” non recuperabile dai ricavi di mercato. Questo comporta una limitata esposizione ai ricavi da servizi ancillari. La possibilità di stipulare contratti quindicennali per la realizzazione di nuove batterie riduce significativamente il rischio d’investimento rispetto a uno scenario di piena esposizione al mercato elettrico. Tuttavia, questa minore rischiosità si traduce in un accesso limitato ai ricavi di mercato: l’asset potrà trattenere al massimo il 20% dei ricavi positivi derivanti dai servizi di rete.
Quali invece i rischi principali? Possibili sanzioni?
I principali rischi di un meccanismo regolato come il Macse sono di carattere regolatorio: il contratto richiede una serie di garanzie, oltre che la necessità di assicurare a Terna determinate prestazioni tecniche, come un degrado massimo delle prestazioni dell’1% ogni anno, target sfidante per tutte le tecnologie ad oggi mature. Se queste performance non sono rispettate, si incorre in penali.
Cosa succederà poi ai molti progetti che non rientreranno nel Macse?
Il mercato della capacità potrebbe essere un’alternativa valida, ma limitata da un fabbisogno che sta comportando nelle ultime aste prezzi di chiusura ai minimi storici. Potremo assistere a forme di investimento più innovative, che stanno prendendo sempre più piede in Europa e cominciamo a sperimentare casi anche in Italia, come operatività merchant sostenuta da strumenti privati di contrattualizzazione dei ricavi, come accordi di tolling o swap sulla volatilità dei prezzi.
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