Rinnovabili, Elettricità Futura: opportuno riordino delle semplificazioni in Testo Unico

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Abbiamo parlato con Agostino Re Rebaudengo, Presidente Elettricità Futura, sul fotovoltaico in Italia. In questa prima parte dell’intervista, pv magazine chiede il punto di vista dell’associazione di categoria su centrali elettriche virtuali, CER, AUC, aree idonee, rete di trasmissione e dell’industria italiana per la transizione energetica, seconda in Europa dopo quella della Germania.

pv magazine: Jigar Shah, veterano del settore, vede nelle centrali elettriche virtuali una via per il successo dell’industria. Quale il vostro punto di vista in merito?

Agostino Re Rebaudengo: Le centrali elettriche virtuali sono configurazioni ancora poco diffuse che possono aggregare in un cloud diversi tipi di “entità” dell’energia, penso a (impianti eolici, fotovoltaici, a biogas, centrali idroelettrici, impianti di cogenerazione, auto elettriche) e interfacciarsi con il mercato dell’energia come un unico grande impianto.

 pv magazine: Ci sono esempi che le vengono in mente?

ARR: In Germania è stata realizzata una centrale elettrica virtuale che aggrega 1.300 parchi eolici, 100 produttori di energia solare, 12 centrali a biomassa e 8 centrali idroelettriche.

Quali sono gli sviluppi che le rendono più verosimili?

Certamente l’Intelligenza Artificiale apre nuove possibilità per ottimizzare il funzionamento delle Virtual Power Plant, l’importante è garantire l’adeguatezza e la sicurezza del sistema e ottimizzare i costi della sua gestione a beneficio delle imprese e dei cittadini.

Le Comunità Energetiche Rinnovabili hanno un potenziale significativo in Italia. Come percepite gli sviluppi in merito? Non trovate gli sviluppi troppo “lenti”? Quali le motivazioni di solo 100 tra CER e AUC?

Secondo uno studio Agici – Accenture del 2023, le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) rappresentano ancora una nicchia nella maggior parte dei mercati energetici europei, attualmente si stimano circa 9.000 comunità in funzione in tutta l’Europa. La Germania, con le sue 5.000 Comunità Energetiche Rinnovabili, e la Danimarca, che ne conta 700, sono i Paesi più avanti in Europa. Le loro esperienze possono offrire esempi di buone pratiche per identificare e implementare modelli di successo per le CER anche per l’Italia che, come ha detto lei, ha attualmente meno di 100 comunità tra CER e AUC.

Quale la strada preferenziale? Come accelerare la nascita di nuove comunità?

Nel nostro Paese le CER sono in una fase nascente. È questo il momento di porre la massima attenzione nell’individuare gli elementi critici da migliorare per minimizzare i rischi. Date le dimensioni consentite, le energy community potrebbero diventare attori rilevanti del sistema energetico. Quindi, a beneficio della sicurezza del sistema e dei cittadini che aderiscono alle CER è importante dare la responsabilità della loro gestione a soggetti professionali abilitati. A breve verrà reso pubblico il Decreto Comunità Energetiche Rinnovabili, la Commissione europea ha da poco rimandato all’Italia il testo del Decreto che però non è ancora disponibile.

Qualche anticipazione? Prime impressioni?

Stando al documento di illustrazione del Decreto diffuso dal MASE, la novità più rilevante sembrerebbe essere “in caso di superamento di determinate soglie di condivisione dell’energia, destinazione dei benefici economici conseguenti a membri o soci delle CER diversi dalle imprese e/o utilizzo dei medesimi per finalità sociali aventi ricadute sui territori ove sono ubicati gli impianti”.

In generale cosa pensate degli sviluppi legislativi e politici per quanto riguarda il settore fotovoltaico? Alcuni esperti stanno dicendo che i ritardi creano problemi per gli investitori. Voi che ne pensate? Quali dovrebbero essere le priorità?

Il Governo ha avviato diversi interventi di semplificazione a favore del fotovoltaico, in particolare per i piccoli impianti che hanno beneficiato di un iter autorizzativo semplificato e della possibilità di essere realizzati con il Superbonus. Ne risulta che dei 3 GW di rinnovabili installati nel 2022, 2 GW siano stati piccoli impianti, e che dei 6 GW che stimiamo verranno installati di rinnovabili nel 2023, più di 4 GW saranno piccoli impianti.

Invece, gli impianti rinnovabili utility scale devono ancora attraversare un lungo iter autorizzativo, che nella maggior parte dei casi si blocca per i No delle Regioni e dei Comuni, nonostante i progetti abbiano ottenuto l’ok a livello nazionale. Certamente i ritardi creano problemi a chi investe per realizzare i progetti, e li creano anche a tutto il sistema Paese, perché non riusciamo a fare proprio gli impianti che permettono di ridurre i costi dell’energia. Infatti, i piccoli impianti fotovoltaici hanno un costo di generazione dell’energia più che doppio di quello degli impianti a terra.

La priorità è superare gli ostacoli, di varia natura, alla realizzazione degli impianti fotovoltaici utility scale. Specifico di diversa natura perché alcune barriere sono normative, altre sono di natura ideologica.

Rispetto al quadro normativo, è da mettere a posto la questione delle aree idonee, servirebbe anche un riordino delle numerose semplificazioni avviate, rendendole organiche in un Testo Unico. Andrebbe anche migliorato il coordinamento tra i diversi livelli di governance coinvolti nelle autorizzazioni dei nuovi progetti fotovoltaici.

Altri problemi rilevanti? 

Un problema molto sentito dalle nostre imprese associate che andrebbe risolto il prima possibile è  la saturazione virtuale della rete di trasmissione. Elettricità Futura ha più volte segnalato la necessità di trovare nuovi criteri di connessione alla rete di Terna affinché i progetti con basi solide dal punto di vista tecnico e finanziario possano avere certezza di realizzazione.

Sono confidente sulle proposte indicate da Terna anche alla nostra Assemblea, tra cui migliorare il sistema di gestione delle connessioni, aumentare il corrispettivo, semplificare la disciplina di decadenza e rafforzare l’interazione tra il Gestore di rete, le Regioni e i Comuni.

C’è anche da lavorare sulla dimensione percettiva del fotovoltaico, scardinando i falsi miti che si sono consolidati nel senso comune. Le rinnovabili non sottraggono terreno all’agricoltura e non danneggiano i suoli.

Raggiungere il target del Piano elettrico 2030 portando le rinnovabili all’84% del mix elettrico, richiede soltanto lo 0,2% del territorio, e questa minima porzione di suolo non viene danneggiata in alcun modo dagli impianti fotovoltaici. Infatti, gli impianti fotovoltaici non implicano impermeabilizzazione del suolo e/o coperture artificiali permanenti (a differenza del cemento degli edifici e dell’asfalto delle strade).  Peraltro, la superficie utilizzata dal fotovoltaico torna al suo utilizzo precedente terminata la vita utile dell’impianto: le imprese hanno l’obbligo di riportare le aree alle condizioni iniziali.

Cosa pensate del tentativo di aprire fabbriche per la produzione di celle e/o pannelli in Europa, specificatamente in Italia? Circolano voci che i ritardi potrebbero diventare “cronici”. Quale il vostro punto di vista?

In Italia non è solo un tentativo, esistono già alcune realtà con linee di produzione di elevata qualità e innovazione. A Catania sono nati i pannelli solari bifacciali ed Enel sta potenziando la propria fabbrica di moduli fotovoltaici che a breve diventerà la più grande gigafactory d’Europa e arriverà a produrre 15.000 pannelli al giorno: si tratta di moduli sostenibili, tracciabili, prodotti nel pieno rispetto dei diritti dei lavoratori e dei principi dell’economia circolare.

L’impresa italiana Convert progetta e installa in tutto il mondo una tecnologia innovativa, al 100 per cento made in Italy e realizzata da una filiera di sei aziende nazionali, che permette ai pannelli fotovoltaici di ruotare e inseguire il sole.

Secondo uno studio del Gruppo Intesa San Paolo che analizza la filiera delle imprese italiane che producono componentistica per la produzione di energia da fonte rinnovabile, l’Italia con il 3 per cento dell’export mondiale è il sesto paese esportatore di tecnologie rinnovabili nel mondo. Dopo la Germania, l’Italia è il secondo Paese europeo produttore di tecnologie per le rinnovabili.

Per rafforzare la capacità produttiva nazionale di tecnologie per la transizione energetica e sviluppare la filiera italiana dobbiamo aumentare la domanda interna e dare tempistiche certe alle imprese.

In parallelo, se ancora per qualche anno dovremo importare tecnologie fotovoltaiche è sempre più conveniente rispetto a importare combustibili fossili, e non solo da un punto di vista climatico ma anche economico.

Secondo i dati dell’Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano, a parità di budget investito, gli impianti fotovoltaici ci danno anche oltre 3 volte più energia elettrica rispetto al gas. Peraltro, questo calcolo considera tutti i costi per la realizzazione dell’impianto fotovoltaico, mentre per il gas tiene conto soltanto del costo della materia prima.

Avete organizzato di recente un appuntamento con Regioni e Comuni. Cosa avete imparato in questo contesto? Quale la posizione di Regioni e Comuni sul fotovoltaico?

In linea di principio, nessuno è contrario allo sviluppo del fotovoltaico, ma è ancora poco radicata la consapevolezza che dire sì a un impianto sul territorio crei benefici locali. L’obiettivo regionale delle rinnovabili non è, per fortuna, visto da tutti come un Burden, ma come un’Opportunity Sharing.

All’Assemblea Pubblica Elettricità Futura, erano presenti anche due Sindaci, Massimo Grillo, Sindaco Città di Marsala (Provincia di Trapani), e Giuseppe Stefio, Sindaco Città di Carlentini (Provincia di Siracusa). Hanno raccontato l’esperienza di due Comuni virtuosi che hanno saputo creare una sinergia tra lo sviluppo delle rinnovabili, i benefici locali, la tutela del paesaggio e del patrimonio artistico e culturale e la produzione di eccellenze agricole ed enogastronomiche.

Un messaggio trasversale ai diversi interventi dell’Assemblea Pubblica di Elettricità Futura è stata la richiesta di rafforzare l’interazione tra tutti i soggetti coinvolti nella realizzazione dei progetti della transizione energetica, le Regioni e i Comuni, come dicevo sopra, sarebbe di grande aiuto anche secondo il Gestore della rete di trasmissione. 

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