Fotovoltaico e interferenze con il 5G, l’intervista a ENEA

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Uno studio condotto da ENEA, l’Agenzia Nazionale per le Nuove Tecnologie, l’Energia e lo Sviluppo Economico Sostenibile, ha dimostrato che gli impianti fotovoltaici interagiscono con le onde elettromagnetiche emesse dalle antenne 5G, influenzandone la propagazione del segnale.

“Nello specifico, lo studio riporta che ci sarebbe una schermatura di queste onde con un effetto positivo rispetto all’inquinamento elettromagnetico provocato dalle antenne 5G, ma con un conseguente potenziale effetto negativo sulle antenne stesse, dovuto all’azione di disturbo sulla trasmissione”, ha spiegato a pv magazine Italia l’Ing. Girolamo Di Francia, responsabile del Laboratorio ENEA di Sviluppo applicazioni digitali fotovoltaiche e sensoristiche del Centro ricerche di Portici, Napoli.

Il tema è di estremo interesse perchè un’attenta pianificazione dello sviluppo dei due settori può, da un lato aiutare a facilitare l’accettazione della diffusione del 5G (e poi del 6G), e dall’altro favorire la diffusione di piccoli impianti fotovoltaici sui tetti, che oggi coprono meno del 10% delle aree disponibili del nostro Paese.

Ing. Di Francia, l’eventuale schermatura è legata a determinate potenze o solo al tipo di tecnologia?
Lo studio ha evidenziato un effetto di schermo elettromagnetico che distorce la propagazione delle onde prodotte da antenne 4G e 5G, tipiche della telefonia mobile, causato dalla presenza di moduli fotovoltaici del tipo più classico oggi presente sul mercato. Insieme ai colleghi della Università Federico II che si occupano di 5G, fotovoltaico e campi elettromagnetici, coordinati per lo scopo dalla prof. ssa Tulino, stiamo ora studiando questo effetto anche per moduli fotovoltaici realizzati con celle solari tecnologicamente più innovative, come ad esempio le celle PERC.

Che obiettivo si vuole mirare con lo studio?
Valutare la possibilità di utilizzare pannelli fotovoltaici per “riflettere” le onde elettromagnetiche 5G verso direzioni altrimenti scarsamente coperte dalle antenne per ragioni intrinseche proprio al tipo di onde utilizzato per questo tipo di trasmissione. In questo contesto, il fotovoltaico agirebbe dunque come una sorta di ripetitore passivo della comunicazione 5G. Ma un altro scenario in cui 5G e fotovoltaico possono utilmente cooperare a beneficio di tutti è quello collegato proprio al tipo di antenne 5G.

Ce lo può spiegare?
Oggi, per la trasmissione 5G si usano generalmente “macrocelle”, centrate su antenne di grande potenza (anche alcuni kW) e decisamente energivore: sono le antenne che sempre più si diffondono sui tetti di palazzi nelle nostre città. Questo modo di “portare il segnale 5G” si scontra con il fatto che l’aumento delle frequenze tipiche della trasmissione, dalle centinaia di MHz alle decine di GHz, comporta una dispersione maggiore dei segnali e dunque la necessità di aumentare il numero di antenne e/o aumentare la potenza di emissione. C’è però un altro modo per aiutare la diffusione del 5G senza aumentare i livelli di potenza o il numero di macrocelle: utilizzare per la trasmissione anche microcelle, caratterizzate da antenne di bassa potenza, quindi poche decine di W, decisamente meno impattanti sulla salute dei cittadini, sul paesaggio urbano ed alimentabili direttamente con impianti fotovoltaici.

Quale vision quindi un un non lontano futuro?
Tra qualche anno tutti i nostri edifici pubblici, vecchi e nuovi, dovranno dotarsi di un impianto fotovoltaico. Perché allora non concedere agli operatori telefonici la possibilità di installare su quei tetti, a loro spesa, impianti fotovoltaici che potrebbero parzialmente alimentare microcelle 5G? Gli stessi operatori potrebbero poi assicurarne la manutenzione. E’ uno scenario in cui ne beneficeremmo tutti in termini di un 5G meno impattante e di un utilizzo maggiore di energia rinnovabile.

E in merito al 6G?
Le tecnologie di quinta generazione delle reti di telefonia mobile sono caratterizzate da onde elettromagnetiche che possono arrivare ad alcune decine di gigahertz, ma lo studio ENEA dimostra che questa interazione sussiste anche quando le frequenze delle onde elettromagnetiche superano il centinaio di GHz, a conferma di un problema potenzialmente rilevante anche per il 6G, oggi in fase di sviluppo. In generale, In previsione di un incremento del numero di impianti fotovoltaici sugli edifici, è importante approfondire gli studi per individuare le modalità di interazione tra fotovoltaico e trasmissione mobile e definire come i due ambienti possano lavorare a supporto l’uno dell’altro. È necessario uno studio sistematico e programmatico che favorisca l’adozione di standard e linee guida a tutela dei cittadini nella prospettiva di antenne sempre più potenti istallate dagli operatori telefonici per migliorare la trasmissione e soddisfare le richieste dei consumatori.

Ing. Girolamo Di Francia, responsabile del Laboratorio ENEA di Sviluppo applicazioni digitali fotovoltaiche e sensoristiche del Centro ricerche di Portici, Napoli.

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