AgriPV, Romano: crescita esponenziale della conoscenza richiede “una nuova agronomia”

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L’aumento esponenziale degli articoli scientifici sull’agrivoltaico suggerisce che le conoscenze in materia si stanno ampliando, con i primi frutti già chiari. Il vero raccolto emergerà comunque nel prossimo futuro. Questo uno dei messaggi principali del convegno di oggi a Bologna.

“Nel 2023 sono stati pubblicati 150 articoli accademici sul tema, da quasi zero nel 2020. Già diversi gli articoli nel 2024. Questo ci fa prevedere che avremo almeno 320 paper nel 2024. Il panorama di conoscenza si sta rafforzando tantissimo”, ha detto Daniela Romano, professoressa ordinaria di Orticoltura e floricoltura presso l’Università di Catania.

Romano ha menzionato uno studio scientifico della Corea del Sud, secondo il quale i broccoli sotto gli impianti fotovoltaici hanno un colore più intenso che li rende più appetibili per i consumatori. La conoscenza in questo campo è ormai globale e le ricerche in tutto il mondo permetteranno una migliore progettazione degli impianti agrivoltaici.

“Disponiamo di dati che ci possono orientare, ma abbiamo bisogno di fare formazione. Cioè abbiamo bisogno di agronomi. Abbiamo bisogno di una nuova agronomia”, ha detto Romano durante il convegno organizzato da GreenGo presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) di Bologna.

Romano ricorda i diversi vantaggi dell’agrivoltaico per l’agricoltore, sottolineando una diminuita evapotraspirazione, un aumento potenziale delle rese, un maggiore adattamento alle variazioni microclimatiche, un uso efficiente dell’acqua, la protezione del raccolto da eventi estremi, la diversificazione del reddito, la riduzione dell’impianto dell’agricoltura sull’ambiente, l’aumento del valore economico dell’agro-ecosistema, l’aumento della biodiversità e il mantenimento della stabilità dei prezzi dei raccolti, altro tema cocente, soprattutto dopo l’invasione russa dell’Ucraina.

Folta la partecipazione di giovani agronomi all’evento, che ha registrato anche un interesse di utility, altre società energetiche e diverse associazioni.

GreenGo, la società che ha organizzato l’evento, ha sottolineato che i sistemi innovativi supereranno gli accoppiamenti tradizionali fotovoltaico-serre e fotovoltaico-allevamento, sistemi già sperimentati 15 anni fa.

La presidentessa di AIAS Alessandra Scognamiglio ha aggiunto che due fattori sono necessari per sostenere l’agrivoltaico in Italia: la collaborazione tra diverse professionalità per creare conoscenza e lo sviluppo normativo.

“Il decreto agrivoltaico non è stato ancora pubblicato, abbiamo solo le specifiche tecniche che potranno essere usate solo quando verranno adottate all’interno del decreto”, ha detto Scognamiglio, anche ricercatrice ENEA. AIAS collabora con diverse realtà internazionali, ma anche con cinque realtà accademiche.

Ha preso poi parola Cristina Brandozzi, Business Origination Manager presso Engie Italia, che ha raccontato le tempistiche e la pianificazione dell’impianto agriPV di Mazara del Vallo.

“In cluster con Paternò si tratta di oltre 100 MW. Sono i primi due progetti agriFV di grandi dimensioni”, ha detto Brandozzi, aggiungendo che il terreno su cui è stato installato il più grande impianto (66 MW) in Italia era in precedenza largamente abbandonato. Il progetto di Mazara è composto da 87 ettari di superficie coltivabile e 37 ettari di superficie captante. Il progetto ha richiesto quasi cinque per l’autorizzazione, la costruzione e l’entrata in esercizio.

Stefano Scazzola, Head of Renewables Development presso Engie Italia, ha poi parlato dello stato attuale del progetto di Mazara, a otto mesi dall’inaugurazione. “Non abbiamo avuto problemi con le colture da erbaio, così come anche per vite, lavanda e rosmarino. Le alte temperature dell’estate non hanno invece permesso che asparagi e alloro attecchissero,” ha detto Scazzola. Il responsabile rinnovabili Italia dell’utility francese ha poi riportato delle sorprese positive: l’avena è cresciuta anche nelle zone ombreggiate.

Non sono mancate però le difficolta inaspettate. “Avevamo sottovalutato il pericolo degli incendi. A luglio 2023 si è verificato un incendio causato dall’attività di un contadino che ha bruciato le sterpaglie nel terreno circostante. Siamo intervenuti immediatamente, ma è stata una brutta sorpresa.” Scazzola ha anche riferito di altri due problemi: il pietrame che limita la produttività agricola e la presenza massiccia di topi che ha richiesto una serie di interventi. I roditori hanno rosicchiato un totale di 30 km di cavi.

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