Diversificazione tecnologica per superare impasse materie prime

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La transizione corre veloce in tutto il mondo e sempre più nitida appare la situazione: abbiamo bisogno di materiali, abbiamo bisogno di industria, abbiamo bisogno di competenze tecniche specialistiche, e abbiamo bisogno di combattere pregiudizi e immobilismo, accettazione sociale e di una burocrazia adeguata alla crisi climatica in corso. Partiamo dai materiali oggi, la base di ogni filiera industriale.

La transizione energetica è onerosa sotto il profilo di materie che ci servono, e ne abbiamo bisogno in quantità rilevanti, e rapidamente. Abbiamo bisogno di vetro, acciaio, alluminio, rame, ferro, ma anche litio, nichel, manganese, cobalto e grafite che servono nella produzione di batterie, mentre iridio, platino, tantalio, cobalto e nichel sono fondamentali per l’idrogeno. Materiali però vuol dire estrazione, estrazione vuol dire impatto ambientale e costi, e impatto ambientale e costi vuol dire sostenibilità tecnica, ambientale ed economica della transizione.

In Europa come sappiamo la ricerca di materie prime si è fermato da qualche decade, ma la nuova direzione politica in tema energia ha risvegliato una industria sopita e adagiata sul passato, facendole capire che il futuro bisogna guadagnarselo sin da subito, passo dopo passo, filiera dopo filiera.

Ma… “Houston abbiamo un problema!” o anche più direi: di materiali per la transizione, che sono le basi delle filiere industriali, ne servono tanti, e non sappiamo se le quantità che la nostra natura ci ha messo a disposizione saranno sufficienti a coprire i nostri fabbisogni (almeno con le tecnologie e filiere attuali anticipo io) e dobbiamo prenderne atto. Molti studi indicano che se si continuassero ad utilizzare le attuali tecnologie, e continuassimo a consumare pro capite le attuali risorse, purtroppo non riusciremmo a soddisfare la domanda di materie prime che ci sarà nei prossimi 50 anni, e i prezzi dopo una prima discesa, comincerebbero a salire intensamente a causa della carenza di offerta, con conseguente blocco delle filiere e conseguentemente della transizione.

Scenario non bello, lo so, ma attenzione: come già accennato questo scenario riguarda l’utilizzo delle sole tecnologie attuali e gli attuali scenari di consumo. Fortunatamente non passa giorno che dal mondo della ricerca spuntino soluzioni sempre più nuove e sempre più sostenibili relativamente al mondo dell’energia, poiché il problema della disponibilità e della sostenibilità è ormai noto, e chi fa ricerca ne è ben consapevole da tempo. Dai moduli organici a quelli in perovskite e carbonio, dalle batterie agli ioni di sodio a quelle al litio ad alta capacità specifica, passando per le sempre più diverse modalità di produzione di idrogeno, il mondo dell’industria legato alla transizione non si possa dire che non stia cercando di trovare (e in alcuni casi abbia già trovato) soluzioni credibili e sostenibili.

Associato al cambiamento dell’industria sarà però necessario anche un contestuale e continuo cambiamento dei nostri stili di vita, penso sia inevitabile, cambiamento iniziato proprio nella disgraziata era del Covid, ma che ha necessità di evolversi con il passare del tempo. Le linee guida dell’ESG avranno un ruolo sempre più importante in tal senso, e quindi influenzeranno sempre più le nostre scelte.

Insomma il futuro è sicuramente incerto, ma la direzione mi sento di dire che è quella giusta. L’innovazione nella produzione e nel riciclo dei materiali farà la differenza, ma ancor più lo faranno la diversificazione delle tecnologie, e un cambiamento progressivo dei nostri stili di vita: come ci scaldiamo, come ci muoviamo, come consumiamo, e cosa mangiamo, che saranno sempre più determinanti per l’abitabilità del nostro pianeta. 

Questo articolo fa parte di una serie di articoli curati da Mauro Morini per pv magazine Italia. Gli articoli precedenti erano focalizzati sui principali trend del 2023 e sul DL Semplificazioni.

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