YES Italia, under 35 che vogliono creare un ponte tra università e lavoro nella sostenibilità

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YES-Europe vuole incoraggiare i giovani a partecipare alla transizione energetica e questo obiettivo è particolarmente importante in Italia dove, secondo il collettivo, rimane “un divario importante da colmare: quello tra l’università e il mondo del lavoro”. pv magazine Italia offrirà loro uno spazio per capire cosa vogliono dalle politiche energetiche e soprattutto dalle politiche relative al fotovoltaico. In preparazione della nuova serie abbiamo parlato con cinque volontari di YES-Europe Italy, Filippo Angarano, Filippo Fincato, Marianna Montauti, Ilaria Parello e Alessandra Scapati.

“Sul percorso verso questo obiettivo, crediamo che in Italia ci siano diversi ostacoli e che si collegano a questo divario e mancanza di comunicazione tra il mondo accademico e quello, apparentemente distante, lavorativo. Vogliamo quindi offrire una piattaforma di lancio e collegamento tra i due mondi”, ha commentato Marianna Montauti, country lead del collettivo italiano.

L’organizzazione, rivolta a persone tra 18 e 35 anni, vuole collaborare con altre realtà nel mondo dell’associazionismo.

“Al momento YES-Europe comprende circa 200 membri volontari, tra attivisti dei team locali ed esponenti del team internazionale. Le persone coinvolte nella community contano circa 4500 follower che seguono le pagine social e attività di tutti i team”, ha detto Scapati.

I giovani possono compilare il form di interesse online per diventare volontari in YES Europe direttamente sul sito. In seguito i futuri membri incontrato i team leads del team internazionale oppure i country representatives (CRs) dei team locali, in base a quale team intendono prendere parte.

“I nostri eventi sono il primo motore dell’associazione: spesso i giovani che ci contattano vengono a conoscenza di YES dopo aver assistito a una o più delle nostre iniziative, molte delle quali online, oppure tramite passaparola di colleghi e amici”, ha detto Scapati.

L’organizzazione sta organizzando una serie di eventi, con lo scopo finale di partecipare al dibattito pubblico fornendo ai giovani gli strumenti necessari per poter costruire il proprio pensiero critico sulla transizione energetica e prendere parte attiva al dialogo collettivo.

“Arrivare nelle scuole e influenzare il dibattito è sicuramente lo scopo di chiunque abbia la nostra passione. Come YES-Europe Italy stiamo ampliando il nostro network per raggiungere una presenza sempre più capillare sul territorio italiano”, ha detto Parello.

Per ora organizza workshop e incontri in presenza e virtuali con esperti del settore. Collabora con aziende, università, centri di ricerca internazionali e start-up, procedendo poi con la divulgazione e sensibilizzazione attraverso la sua piattaforma.

“Crediamo fortemente nella mission di YES-Europe, talvolta autofinanziando le nostre attività. Abbiamo la possibilità di partecipare a bandi ed esploriamo costantemente varie opzioni di finanziamento a seconda della dimensione dei singoli progetti, inclusi i fondi europei. Notiamo con piacere che sempre più spesso numerose realtà, aziende e privati, ci coinvolgono in iniziative di spicco per aumentare la sensibilizzazione sulla tematica della sostenibilità in cui sono impegnati concretamente”, ha detto Montauti.

L’associazione sottolinea che il loro lavoro in Italia è particolarmente importante in questo momento.

“Se pensassimo che le politiche di questo ed in generale di tutti i governi possano rispondere ai nostri bisogni non avremmo la necessità di strutturare i nostri interventi sulla partecipazione critica. C’è chi vuol inibire il dissenso e chi invece vuole alimentare quello costruttivo. Purtroppo quando manca l’atteggiamento critico il pensiero si appiattisce e si uniforma mentre noi vogliamo costruire un dibattito partendo da una base di dati scientifici”, ha detto Scapati, sottolineando che il tema della giustizia climatica è complesso e trasversale, rientrando nel più ampio tema di giustizia sociale.

YES Italia e il fotovoltaico

YES-Europe Italy pensa che la transizione energetica abbia una forte componente culturale e occupazionale.

“Per la realizzazione di grandi impianti fotovoltaici sono spesso previste azioni di potenziamento infrastrutturale nelle aree coinvolte, come il potenziamento della rete elettrica locale e il parziale rifacimento delle infrastrutture idriche, portando anche molte opportunità lavorative e possibilità di sviluppo”, ha detto Angarano.

YES-Europe Italy sostiene che occorra agevolare i controlli e snellire le fasi di rilascio autorizzativo, chiedendo alla politica definizioni tecniche quanto più chiare e univoche possibili.

“L’Articolo 5 del DL Agricoltura consente l’uso di suolo agricolo solo a progetti finanziati da PNRR, ad aree agricole specifiche per CER e per modifiche di impianti fotovoltaici già esistenti. Limitare in tal modo il fotovoltaico sarebbe non solo inefficace, ma anche controproducente. Come riportato anche da Legambiente, molte aree classificate come agricole non sono coltivabili, e il fotovoltaico a terra garantirebbe la massima valorizzazione di tali spazi, ovviamente trovando adeguati accordi contrattuali con proprietari terrieri e minimizzando l’impatto ambientale”, ha detto il collettivo italiano, suggerendo poi che l’agrivoltaico dovrebbe essere normato a livello europeo.

I due ingegneri ambientali dicono poi che è necessario scongiurare l’obbligo di implementazioni tecniche troppo stringenti, come la proposta di installazioni agrivoltaiche con colture esclusivamente sotto i pannelli, le quali richiederebbero implementazioni che per alcune colture o alberi risulterebbero estremamente complicate, arrivando a casi di altezze dei moduli tali da comportare costi astronomici e criticità strutturali.

“Argomento molto discusso ultimamente riguarda l’impatto paesaggistico e ambientale di una “installazione selvaggia” del fotovoltaico su terreni agricoli. Eppure dati e studi di ricerca dimostrano come le tecnologie attuali favoriscano la coesistenza dei due mondi, e che abbiamo il potenziale per rendere l’Italia un faro dell’agrivoltaico in Europa. Una divulgazione efficace potrebbe abbattere molti pregiudizi, specialmente tra i giovani”.

Italia e contesto europeo

YES-Europe Italy rileva che, in Italia, il settore della transizione energetica è in crescita, ma il ritmo è spesso più lento rispetto a Paesi come la Germania o la Danimarca, dove esiste un forte supporto politico e investimenti significativi.

“In questi stessi Paesi, la transizione energetica apre una vasta gamma di opportunità di lavoro e percorsi di carriera ben definiti”.

Pensano poi che la formazione professionale e la specializzazione nel campo della transizione energetica siano aree che necessitano di maggiore sviluppo in Italia.

“Paesi come il Regno Unito, ad esempio, offrono programmi formativi e corsi universitari specifici più numerosi e accessibili, preparando meglio i professionisti per il mercato del lavoro. Solo per dare qualche numero in termini di assunzioni, SolarEnergy ha stimato che il numero di occupati in Italia nel settore del fotovoltaico nel 2021 era meno del 30% rispetto alla Germania e circa il 40% della Spagna”.

Ad esempio, secondo dati della Commissione Europea, la Germania ha stanziato oltre 17 miliardi di euro per il finanziamento di progetti di ricerca e sviluppo nel settore dell’energia e dell’ambiente nel programma Horizon Europe. La Svizzera ha investito significativamente nella ricerca e sviluppo di tecnologie per la transizione ecologica, con una spesa totale pari al 3.4% del PIL nel 2020, come riportato dall’Ufficio federale di statistica svizzero.

“In un contesto in pieno sviluppo tecnologico, i centri di ricerca e sviluppo avranno un ruolo sempre più centrale, e in alcuni paesi come Svizzera o Germania si hanno sinergie ben strutturate tra aziende e centri di ricerca, sostenute da consistenti finanziamenti per la ricerca di soluzioni sostenibili”.

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