Prezzi fuori scala del mercato elettrico italiano, AleaSoft: dipendenza dal gas (importato) principale ragione

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L’Italia è storicamente il Paese con i prezzi all’ingrosso dell’elettricità più cari tra i principali mercati europei. Il prezzo medio nel 2023 è stato di 127,24 €/MWh, rispetto a 95,23 €/MWh in Germania, 96,86 €/MWh in Francia e 87,10 €/MWh in Spagna.

“L’origine dei prezzi elevati in Italia risiede nella sua forte dipendenza dal gas per la generazione di elettricità. Nel 2023, la domanda di elettricità in Italia era di 306 TWh. Di questa, il 43% è stato coperto da centrali a gas, il 37% da fonti rinnovabili e il 17% da importazioni da altri Paesi”, Oriol Saltó i Bauzà, chief data scientist di AleaSoft, ha detto a pv magazine Italia.

Secondo l’analista, con un prezzo del gas di circa 40 €/MWh nel 2023 e un prezzo delle quote di emissione di CO2 di circa 84 €/t, in un mercato completamente dipendente dal gas come quello italiano, è prevedibile che il prezzo medio superi i 110-120 €/MWh. Per capire la situazione ha senso confrontare il mercato italiano con quelli iberici. Fino a qualche anno fa, i prezzi dell’energia in Spagna e in Italia non erano molto diversi. Negli ultimi anni, però, la situazione è completamente cambiata.

“Nel periodo 2015-2021 i prezzi sono stati molto simili in entrambi i mercati, anche se quelli italiani sono stati mediamente più alti. Dal 2022 in poi, con l’aumento dei prezzi del gas, la maggiore dipendenza dal gas nel mercato italiano è diventata evidente e i prezzi sono aumentati molto di più rispetto alla Spagna. Questo ha coinciso anche con un maggiore aumento delle rinnovabili (soprattutto fotovoltaiche) in Spagna che, con una domanda inferiore a quella italiana, hanno avuto un impatto maggiore sui prezzi di mercato”, ha detto Saltó i Bauzà.

I prezzi dell’elettricità all’ingrosso in Spagna e Portogallo sono al momento i più bassi in Europa. Nella seconda settimana di aprile, le medie più alte sono state registrate sui mercati tedesco e italiano, con medie rispettivamente di 51,87 €/MWh e 77,39 €/MWh. I mercati di Portogallo e Spagna hanno registrato le medie settimanali più basse, rispettivamente 6,85 €/MWh e 7,55 €/MWh, raggiungendo la decima settimana consecutiva con i prezzi settimanali più bassi.

Domanda industriale nel breve e lungo termine

Un fattore che ha un effetto diretto sulla domanda è la peculiarità della domanda industriale in Italia, finora più resiliente di quella di altri Paesi europei.

“Durante la crisi dei prezzi dell’energia, la domanda in Italia è diminuita dell’1,5% nel 2022 e del 2,0% nel 2023. Questa diminuzione della domanda è molto più bassa rispetto ad altri Paesi come la Spagna (2,9% nel 2022 e 2,5% nel 2023), la Francia (4,6% e 4,3%) o la Germania (4,3% e 5,2%). Quindi sì: una minore diminuzione della domanda di elettricità favorisce l’aumento dei prezzi”, ha confermato il data scientist spagnolo.

AleaSoft si aspetta che, nel lungo periodo, i prezzi dovrebbero mantenere un equilibrio simile ai valori storici.

“Possiamo aspettarci un aumento della volatilità con l’incremento delle energie rinnovabili, ma l’aumento della capacità di stoccaggio dell’energia dovrebbe bilanciarla a lungo termine”, ha detto Saltó i Bauzà, spiegando che l’Italia ha un percorso di decarbonizzazione piuttosto complesso.

Il caso particolare dell’Italia è che la sua dipendenza dal gas renderà impossibile la decarbonizzazione del settore elettrico nei prossimi decenni, dice AleaSoft. Quindi la sua dipendenza dai prezzi del gas potrebbe portare a una componente aggiuntiva di volatilità, e se i prezzi del gas aumentano, anche i prezzi dell’elettricità possono risentirne. Questo potrà poi avere delle ripercussioni nel lungo periodo.

“Oggettivamente, la delocalizzazione è una possibilità. Tuttavia, in queste situazioni, le politiche dei governi dei Paesi per attrarre o mantenere le industrie giocano un ruolo molto importante”.

Possibili soluzioni?

L’accumulo di energia e una domanda flessibile sono, secondo il data scientist, elementi chiavi della transizione energetica, elementi necessari per un sistema energetico ad alta penetrazione di fonti rinnovabili.

“Una domanda flessibile aiuterà a ottenere prezzi più bassi per quella domanda che è in grado di spostarsi verso i picchi di generazione rinnovabile, dall’altro aiuterà a mitigare i prezzi negativi. In generale, una domanda più attiva e flessibile significherebbe prezzi più competitivi per i consumatori e prezzi meno bassi per i produttori in quei momenti di potenziali prezzi negativi”, ha spiegato Saltó i Bauzà.

Le aziende e le persone possono proteggersi già ora dai prezzi elevati dell’energia, puntando sul fotovoltaico.

“L’autoconsumo con i pannelli solari è un buon modo per essere meno dipendenti dai prezzi dell’elettricità. Più alti sono i prezzi dell’elettricità, prima si ammortizza l’investimento iniziale per l’installazione dei pannelli solari, che in un Paese come l’Italia sono un’opzione molto interessante”.

Meno facile invece un intervento pubblico: le misure che il governo potrebbe adottare per diminuire i prezzi dell’energia nel Paese rimangono limitate.

È difficile per un governo influenzare da solo i prezzi in un mercato liberalizzato che è comune a tutta l’Europa.

“Tuttavia, nella bolletta finale dell’elettricità, una struttura di oneri e tasse che stimoli il consumo nelle ore di maggiore produzione rinnovabile (le ore centrali della giornata), nelle ore cioì con prezzi più bassi, potrebbe comportare una diminuzione dei prezzi per i consumatori”.

L’Italia, poi, si trova in una condizione non facile. Un co-fattore dei prezzi alti dell’elettricità all’ingrosso è la necessità di importare energia. Questo sembra dover continuare nei prossimi anni.

“I nostri modelli vedono l’Italia come importatore netto di energia elettrica per i prossimi decenni. A seconda della velocità con cui aumenteranno la domanda e le energie rinnovabili, le importazioni potranno diminuire in futuro, ma saranno comunque una componente significativa del mix elettrico italiano. La Francia continuerà a essere il principale esportatore di elettricità verso l’Italia, anche se la stessa Francia potrebbe diventare un importatore netto di elettricità da altri Paesi, a seconda dell’evoluzione dell’energia nucleare nel suo mix di generazione elettrica”, ha concluso Saltó i Bauzà.

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