Perché Enel ha bisogno di continuità

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Francesco Starace è entrato in Enel nel 2000 ed è poi diventato amministratore delegato nel 2014 su indicazione del governo Renzi. Al momento della sua designazione le azioni di Enel sulla Borsa di Milano venivano scambiate a circa €4, ora a €5,71.

L’EBITDA del gruppo è cresciuto di circa 1,3 volte, passando da circa 15,5 miliardi di euro a fine 2014 a 19,7 miliardi di euro nel 2022. Al contempo, si è registrata una crescita anche a livello di utile netto, che era di circa 3 miliardi di euro nel 2014, mentre nel 2022 ha raggiunto 5,4  miliardi di euro.

L’indicazione finanziaria non è forse il contributo maggiore dell’ingegnere nucleare romano, ma è parte del quadro generale. L’Enel di Starace ha dimostrato che sostenibilità, investimenti controcorrente e crescita economica possono andare di pari passo. Ora, che il modello è diventato mainstream, abbandonare questo modus operandi avrebbe inevitabili risvolti ambientali e soprattutto economici.

Vantaggio competitivo e investimenti anticipati

Enel, attraverso le sue controllate, ha per esempio annunciato la produzione di moduli fotovoltaici in Italia. Dopo il suo annuncio diverse società italiane e europee hanno seguito l’esempio.

La società ha un modello di business integrato che ha comportato un vantaggio competitivo in un momento in cui la transizione energetica sta inevitabilmente accelerando: le rinnovabili costano meno di altre fonti, i nuovi iter autorizzativi stanno facilitando nuova capacità fotovoltaica e i risultati sono già alle porte.

Criticità: aumento del debito e posizione dominante

L’aumento del debito del gruppo è una delle critiche mosse nei confronti della direzione impressa da Starace. Anche questo, però, rientra in un quadro più ampio.

 

EBITDA ordinario

(miliardi di euro)

Ricavi

(miliardi)

EBITDA % Indebitamento finanziario netto

(miliardi)

Elettricità prodotta

(TWh)

 Elettricità distribuita

(TWh)

Elettricità distribuita – Elettricità prodotta Numero di dipendenti  Euro/kW distribuito
2022

 

 19,7

140,5

14,0 

 60,1 227,8 507,7

279,9

65,124

0,28

2021

 

 19,2

88,3

21,7 

 52,0 222,6 510,3

287,7

66.279

0,17

2020

 

 17,9

65

27,5 

 45,4 207,1 484,6

279,5

66.717

0,13

2019

 

17,9

80,3

22,3 

 45,2 229,1 504,0

274,9

68.253

0,16

2018

 

16,2

75,6

21,4 

 41,1 250,3 485,4

235,1

69.272

0,16

2017

 

 15,6

74,7

20,9 

 37,4 249,9 445,2

195,3

62.900

0,17

2016

 

 15,2

70,6

21,5 

 37,6 261,8 426

164,2

62.080

0,17

2015

 

15,0

75,7

19,8 

 37,5 284,0 417,4

133,4

67.914

0,18

2014

 

 15,7

75,8

20,7 

 38,0 283,1 395,4

112,3

68.961

0,19

Elaborazione di pv magazine Italia sui risultati preliminari consolidati del Gruppo Enel

Enel ha introdotto per la prima volta il piano a dieci anni in occasione della presentazione del Piano Strategico 2021-2023 (Capital Market Day del 2020), in linea con una pianificazione energetica e climatica che richiede investimenti coerenti verso il Net Zero.

L’indebitamento finanziario netto di gruppo si è ridotto nell’ultimo trimestre dell’anno raggiungendo 60,1 miliardi di euro in linea con le indicazioni date ai mercati finanziari. Il piano prevede una riduzione del debito di circa 9 miliardi di euro nel 2023, con un miglioramento degli indici di leva finanziaria: il rapporto tra debito netto ed EBIDTA è atteso in diminuzione dall’attuale circa 3.1x a 2.4x-2.5x nel 2023, per poi rimanere stabile sino al 2025; allo stesso modo il rapporto tra flussi di cassa operativi e debito netto dovrebbe raggiungere circa il 28% nel 2023, per poi rimanere stabile sino al 2025.

Società e operatori italiani hanno spesso criticato Enel. La società viene spesso accusata di usare la propria posizione dominante per muovere il mercato, traendone beneficio. Diverse associazioni hanno suggerito che l’Enel non ha permesso la crescita organica di un settore fotovoltaico in Italia. Rimane comunque che pochi altri soggetti italiani possono investire in reti, innovazione e progetti internazionali.

Starace e la classe dirigente Enel

Chiaramente i risultati ottenuti non sono solo frutto della direzione di Starace, ma dell’intero gruppo dirigente. È da sperare che, anche se Starace verrà sostituito con un dirigente meno “elettrico”, il gruppo dirigente potrà continuare a prendere decisioni che permetteranno alla società un esercizio di coerenza tanto necessario al momento, partendo in primo luogo dalla Sicilia e dalla 3Sun Gigafactory.

Le premesse per la società, il cui maggiore azionista è il Ministero dell’economia, sono positive. Da considerare infatti che i dati operativi del 2022 sono incoraggianti:  l’elettricità prodotta, inclusiva anche di quella gestita tramite JVs, è aumentata da 232 TWh nel 2021 a circa 239 TWh a fine 2022. Al contempo, è aumentata la quota di produzione associata ad energie rinnovabili, che ha raggiunto 124 TWh nel 2022 rispetto ai 118 TWh a fine 2021. Questo nonostante la minore produzione idroelettrica in Italia e Spagna.

Starace era stato precedentemente amministratore delegato di Enel Green Power per sei anni, facendo segnare un’espansione nel continente americano. È anche vicepresidente di Endesa, la più grande utility elettrica in Spagna con attività di produzione e distribuzione in Spagna, Portogallo e Marocco.

È poi presidente del Consiglio di amministrazione di SEforALL, organizzatone internazionale che lavora con le Nazioni Unite per raggiungere l’Obiettivo di sviluppo sostenibile 7 entro il 2030. Ha o ha avuto poi posizioni all’interno dell’European Clean Hydrogen Alliance e nel gruppo della Banca europea per gli investimenti (BEI).

Insomma. Made in Italy, export-oriented e internationally known.

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