Le strategie di resistenza sporche delle fossili e la fine inevitabile di un’era

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Ogni giorno guardo LinkedIn, leggo riviste online e giornali cartacei, di autori italiani, generalisti e non, europei, generalisti e non, ed ogni giorno vedo menzogne e fake news da un lato, e traguardi e progressi nella transizione energetica dall’altro. I fossilisti, così potremmo chiamare le persone e le società legate al mondo del petrolio e del gas, ma anche i nuclearisti, i negazionisti climatici, e un po’ tutti quelli che sono poco avvezzi al cambiamento ed al progresso (i “nostalgici dell’inquinamento” potremmo addirittura chiamarli), si sono accorti a suon di GWh puliti generati, le rinnovabili sono passate oramai inevitabilmente all’attacco, anche con record verso il basso di PPA contrattualizzati, e puntano in meno di una decade a cambiare per sempre gli scenari di generazione prima elettrica, e successivamente di molecola (tramite l’idrogeno verde ed il biometano ad esempio). Il fatto che quest’anno sia l’anno del cambiamento del paradigma energetico è confermato anche dall’entità degli investimenti su scala globale relativamente alla transizione, ma soprattutto dal fatto che questi investimenti hanno superato quelli relativi all’energia fossile. Per il 2023 infatti circa 2,8 migliaia di miliardi di dollari saranno destinati a finanziare il settore energetico globale, ma di questi, 1,7 migliaia di miliardi andranno alle filiere delle tecnologie clean, come rinnovabili e green mobility, mentre il resto verrà impiegato nel comparto delle fossili.

E in Italia? Come stiamo andando?

Siamo su due binari distinti, che prima o poi convergeranno: da una parte stanno uscendo ed evolvendo, seppur lentamente, gli strumenti per continuare a decarbonizzare il nostro Paese tramite semplificazioni autorizzative, accettazione da parte della politica e della popolazione di nuovi impianti (per me a fine anno arriveremo a circa 5 GW tra impianti autorizzati e costruiti) e regolamentazioni di nuove tecnologie (e penso alle batterie, che proprio in questi giorni, tramite ARERA apriranno un nuovo, interessante e necessario mercato), ma dall’altro si vede chiaramente una impostazione delle big companies energetiche italiane, ora dopo l’uscita di Starace, sostanzialmente allineate nel pensiero, che sembrano in taluni casi favorevoli al cambiamento, almeno a comunicati stampa, ma nella sostanza non spingono quanto dovrebbero e parlano addirittura di fissione nucleare non tanto perché credano alla realizzazione di queste centrali (che per tempi, costi e accettazione da parte della cittadinanza non saranno mai costruite in Italia), ma solo per rallentare ulteriormente la decarbonizzazione e continuare a vendere petrolio e gas il più a lungo possibile. Questo perché? Perché ogni impianto solare casalingo, ogni auto elettrica in circolazione, ogni barca a emissioni zero che verrà prodotta, ed ogni bicicletta in più in giro nei nostri centri abitati, produce e produrrà inevitabilmente una riduzione di consumi di fossili, una riduzione di ricavi per le aziende delle filiere collegate, che sono generalmente più attente a fare quello che hanno sempre fatto, che a seguire i nuovi trend di mercato (che saranno sempre più diversificati e rapidi nel cambiamento).

Tutto male quindi? No, non tutto, assolutamente: l’idrogenodotto con partenza dall’Algeria al quale parteciperanno Eni e Snam è una ottima cosa (se l’idrogeno che trasporterà sarà verde chiaramente e se le molecole prodotte saranno usate per utilizzi intelligenti), così come l’innovativa  giga-factory di moduli 3SUN di Enel, il più grande stabilimento di moduli del continente.

Insomma, tra una resistenza da una parte, ed un allentamento dall’altra, l’Italia sta attuando la sua transizione e sono convinto che anche l’industria nostrana sia grande che piccola farà la sua parte, quella che guarderà al futuro e non al passato, quella che guarderà all’estero piuttosto che alla sola Italia come mercato di riferimento, insomma sopravviverà come è sempre avvenuto, chi si adatterà rapidamente ai macrotrend di mercato in tempi, modi e con capitali investiti corretti.

Il clima, seppur scocciato, almeno un po’ ringrazierà.

Questo articolo fa parte di una serie di articoli curati da Mauro Morini per pv magazine Italia. Gli articoli precedenti erano focalizzati sui principali trend del 2023, sul DL Semplificazioni e sulla diversificazione tecnologica.

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