Edison a pv magazine: autoconsumo e comunità energetiche creano fiducia nei prosumer

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“Abbiamo 63 progetti, di cui 15 già installati, e 4 di questi hanno già completato l’iter di accreditamento per il Gestore dei Ser- vizi Energetici (GSE). Ma non abbiamo ancora ricevuto contributi”, Tommaso Maria Galassi, Responsabile partnership di Edison Energia, ha detto a pv magazine Italia.

La preoccupazione nei confronti delle remunerazioni è comune in tutto il settore, ma Edison sostiene che il bicchiere sia mezzo pieno. “È un business in fase di avvio in Italia e dobbiamo tutti rendere efficienti i nostri processi e sistemi, GSE compreso. Stiamo lavorando bene insieme in questa direzione”. Il punto è che le CER e l’autoconsumo collettivo sono due fenomeni nuovi, per i quali, fino a pochi mesi fa, non c’erano neanche riferimenti amministrativi e legali in altri paesi.

Questo però non significa che la novità avrà un impatto negativo sull’autoconsumo collettivo nel lungo periodo. Anzi, crea spazio per novità, anche e soprattutto da parte delle società energetiche che vogliono entrare in questo segmento.

Secondo Galassi, il modello focalizzato sull’autoconsumo collettivo può essere facilmente scalato e potrebbe portare all’installazione di 4 GW sui condomini italiani. Il modello di Edison Energia, la società del Gruppo Edison impegnata nella vendita di energia elettrica e gas a clienti finali, è anche piuttosto specifico per un secondo motivo: realizza sui condomini impianti di proprietà di Edison stessa, sostenendo tutti i costi dell’impianto per tutta la vita utile.

“I nostri concorrenti vanno a vendere l’impianto fotovoltaico, noi no. Riconosciamo comunque un beneficio non marginale, quantificabile in 2-3 mensilità. Questo beneficio che dura quanto gli incentivi, ovvero 20 anni, viene ricevuto una volta all’anno attraverso bonifico. Condividiamo infatti con i condòmini una quota delle fonti di ricavo”.

La percentuale delle due fonti di ricavo trattenuta dalla società energetica varia in funzione della dimensione dei progetti e dal consumo dei condòmini, ma deve essere sempre almeno del 51%. “Questo per due motivi. Uno perché altrimenti l’investimento non porterebbe a un ritorno economico”, ha spiegato Galassi. “Allo stesso tempo per un discorso di principi contabili, perché se non deteniamo la quota di maggioranza di ogni fonte di ricavo, non possiamo detenere la proprietà dell’asset”. Edison porta avanti solo progetti che soddisfino il fabbisogno di tutto il condominio, realizzando impianti di almeno 30 kW, in edifici con almeno 15-20 unità abitative e con un’adesione di almeno 700 millesimi.

L’impianto occupa lo spazio proporzionale ai millesimi dei condòmini che decidono di aderire alla comunità, quindi spesso non copre l’intero tetto, lasciandone libera una parte proporzionale ai condòmini che non partecipano al progetto di autoconsumo collettivo.

“L’investimento rientra anche in funzione della volontà dei membri della comunità di sottoscrivere i nostri contratti luce e gas. Abbiamo questo business anche perché il ritorno dell’installazione non sta solo nell’asset, ma nella creazione di un rapporto di fiducia con i clienti. Il nostro settore è molto inflazionato, quindi la fiducia è importante”, ha aggiunto Galassi.

Per quanto riguarda il ritorno dell’investimento, gli impianti al sud garantiscono una maggiore bancabilità grazie al mag- giore irraggiamento solare, ma non per questo ci si aspetta una crescita solo al sud, come dimostrano i dati dei progetti Edison già in corso.

Obiettivi, modelli di business e strategie di crescita

Edison Energia vuole realizzare un totale di 2.200 progetti di autoconsumo collettivo per oltre 120 MW di capacità fotovoltaica totale entro il 2030. “Siamo tra i pochi, pochissimi, ad aver realizzato un piano industriale sulle comunità energetiche, per ora solo sul filone dell’autoconsumo collettivo. Quando la legislazione per le CER sarà completa, aggiungeremo altri obiettivi”, ha dichiarato Galassi.

Quando si parla di CER, il coinvolgimento delle pubbliche amministrazioni è importante. Edison punta sulla realizza- zione di un partenariato pubblico-privato, ma sta comunque pensando a diversi modelli di business per evitare ritardi e len- tezze. Sta, per esempio, intensificando i rapporti con clienti già in essere, soprattutto privati.

“Stiamo lavorando ad alcuni progetti di CER con Edison Next, la società di Edison che accompagna clienti e territori nel percorso di decarbonizzazione e transizione energetica. L’iter pubblico è però lungo. Per questo stiamo sviluppando modelli dove la pubblica amministrazione viene coinvolta, ma la costruzione degli impianti è a terra o sui tetti dei capannoni di clienti esistenti”.

Edison chiede insomma alla pubblica amministrazione di fare da aggregatore, questo anche perché è necessario raggiungere un numero significativo di membri per la realizzazione delle CER. “Con l’ultima modifica richiesta dalla Commissione europea, quindi l’introduzione del vincolo minimo del 55% in autoconsumo, la comunità energetica industriale ha meno possibilità di sviluppo. Quindi il cliente residenziale dovrebbe rimanere al centro del nostro modello di business”, ha aggiunto Galassi. La CER vera e propria è, per ora, una sola. Si tratta di un progetto solidale realizzato a Roma. “È una CER solidale resa possibile da una donazione di Edison Energia al Banco dell’energia per realizzare impianti fotovoltaici all’interno di CER solidali. La prima è per l’Istituto Vaccari ed è gestita da Federconsumatori Lazio. Abbiamo realizzato un impianto da oltre 82 kW e lo abbiamo donato alla comunità energetica”, ha dichiarato Galassi.

Edison spiega che lascia la scelta dei pannelli ai propri installatori. Chiede invece che gli inverter siano Solar Edge, Huawei o ZCS. La società usa software per la progettazione preliminare degli impianti. Così anche i suoi installatori, che usano strumenti digitali per la progettazione esecutiva. Tale scelta dipende dalla necessità di innovare, che richiede sviluppi tecnologici e collaborazioni di lungo periodo con soggetti del settore molto esperti.

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