FER X e Transizione 5.0: la lentezza del Governo che paralizza il mercato

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Grande fermento nel mondo delle FER, ma soprattutto grandi attese. Il dopo KEY 2024 è ricco di bozze di novità legislative, di decreti legge e regolamenti attuativi in arrivo, e tante (forse troppe?) possibilità per i consumatori e gli investitori. Il decreto più importante, il più atteso, e sicuramente quello che può dare il contributo maggiore allo scenario energetico italiano è il cosiddetto FER X.

Nella bozza in circolo dal primo marzo, si legge che sono previsti 67 gigawatt (GW) di potenza incentivabile, di cui 45 GW per il fotovoltaico sopra il MW e 5 GW ad accesso diretto per tutte le fonti. Il decreto mira ad incentivare le fonti rinnovabili più competitive, quali fotovoltaico, eolico, idroelettrico e gas derivati dai processi di depurazione.

Passando ai dettagli della bozza, il testo prevede l’organizzazione di aste per gli impianti oltre il MW, da indire entro il 2028 con due gare all’anno, per un totale di 62,15 GW. Le tariffe, che vengono assegnate direttamente per i piccoli impianti e tramite asta per quelli di maggiori dimensioni, per il 2024 sono le seguenti: 85 euro/MWh per il fotovoltaico, 80 euro/MWh per l’eolico, 110 euro/MWh per l’idroelettrico e 100 euro/MWh per i gas derivati dai processi di depurazione. Per gli impianti fotovoltaici in sostituzione di eternit o amianto è previsto poi un premio extra di 35 euro/MWh.

Parlando di solo fotovoltaico, il decreto appare una volta tanto quando il mercato può averne necessità, ma si spera che le prime aste inizino quanto prima, perché se si vogliono installare almeno 6 GW quest’anno, i lavori di molti impianti devono partire entro la fine dell’estate (e la vedo dura… molto dura). Si noti comunque che per partecipare alle gare, i grandi impianti devono possedere l’autorizzazione o la Via positiva, il preventivo di connessione accettato in via definitiva, una dichiarazione di capacità finanziaria o una garanzia emessa da una banca. Quindi importante è da parte del Governo, delle Regioni, delle Province e dei Comuni (come sempre in Italia) una facilitazione ai fini di accelerare le autorizzazioni in corso.

Novità importante è ad esempio che al termine di ogni asta, il GSE pubblicherà una graduatoria dei progetti selezionati sulla base del ribasso offerto rispetto al prezzo di esercizio, con coefficienti per ciascuna zona di mercato (elaboratori successivamente da Terna e GSE). A parità di ribasso offerto avranno la priorità in graduatoria gli impianti fotovoltaici realizzati con sostituzione integrale della copertura in amianto, quelli realizzati nelle cosiddette “aree idonee”, i progetti dotati di sistemi d’accumulo e quelli legati alla stipula di PPA almeno decennali (per la parte di impianto che non partecipa all’asta). Stando alla bozza di decreto poi, non potrebbero partecipare alle aste gli impianti nuovi, per i quali siano stati avviati i lavori di realizzazione prima di aver presentato istanza di partecipazione, e questo se si vogliono fare numeri è sicuramente un grande limite.

Manca all’appello del FER X un incentivo dedicato al floating (previsto invece nel FER 2, anche in questo in grande ritardo), che almeno per applicazioni in acque interne, è già possibile considerare come tecnologia matura. Un piccolo aiuto ad hoc, come per l’amianto, potrebbe sicuramente aiutare le installazioni.

E se il decreto tardasse? Beh direi che avremmo un bel problemino…

Gli scenari long-term dei prezzi dell’energia non sono molto incoraggianti a 10 anni, e considerando i tassi di interesse attuali e i Capex complessivi di impianto, molte installazioni rette solo da PPA farebbero fatica ad avere rendimenti interessanti per diverse tipologie di investitori. Una strategia potrebbe essere quella di accollarsi un po’ più di rischio, fare PPA di durata più breve o magari trovare offtaker industriali affidabili, e cominciare a pensare di inserire uno storage in impianto (una o due ore bastano), al fine di ottimizzare i ricavi complessivamente ricevuti. Seppur uno storage rappresenti un costo in più, è pur vero che il prezzo delle batterie sta calando rapidamente, e scenari prima non proponibili, ora appaiono sempre più fattibili, quindi inserirlo nelle autorizzazioni degli impianti a mio avviso è già oggi più che consigliato.

Altra novità introdotta dal Governo riguarda il mercato C&I, e parlo del piano Transizione 5.0, piano contenuto nel decreto legge Pnrr, approvato dal consiglio dei ministri il 26 febbraio.

Di che si tratta?

Il piano, dotato di un finanziamento di 6,3 miliardi di fondi europei del RepowerEU, mira a promuovere progetti innovativi condotti nel 2024 e nel 2025 che portano a una riduzione dei consumi energetici. Sono considerati agevolabili gli investimenti (acquisto o leasing) in beni strumentali materiali (come macchine utensili, robot, magazzini automatizzati) e immateriali (software) caratterizzati da avanzate tecnologie e interconnessi ai sistemi di fabbrica definiti nella legge di bilancio 2017, che ha delineato il piano Industria 4.0. Questi investimenti devono essere utilizzati in progetti innovativi che riducono i consumi energetici della struttura produttiva di almeno il 3% (o almeno del 5% nei processi interessati dall’investimento). Ai fini del contenimento dell’uso dell’energia, e alla decarbonizzazione della stessa, è previsto un ampliamento rispetto alla gamma precedente di beni, ed ora sono inclusi anche software o applicazioni per il monitoraggio dei consumi e dell’energia autoprodotta, nonché software per la gestione aziendale se acquistati insieme a tali strumenti.

La notizia di uscita di questo piano (per il quale mancano ancora due decreti attuativi), atteso da mesi dalle imprese, ha avuto e ha ancora come conseguenza principale che in diversi casi gli imprenditori hanno deciso di sospendere gli investimenti nel fotovoltaico in vista dei nuovi crediti d’imposta, e questo sta provocando un grave rallentamento nelle installazioni. Novità principale del piano, relativamente al solare è che per quanto riguarda i pannelli fotovoltaici, sono considerati solo quelli registrati nel registro dell’Enea, e quindi devono essere prodotti nell’Unione Europea e classificati in base a tre livelli di alta efficienza. In particolare, i moduli delle due classi con la maggiore efficienza a livello di cella riceveranno un superincentivo in quanto contribuiscono al calcolo del credito d’imposta, rispettivamente del 120 e 140 per cento. Sicuramente buona cosa per il supporto all’industria delle FER made in Europe, ma mi aspetto che le installazioni anche in questo ambito subiranno rallentamenti.

Questo articolo fa parte di una serie di articoli curati da Mauro Moroni per pv magazine Italia. Gli articoli precedenti erano focalizzati sui principali trend del 2023, sul DL Semplificazioni, sulla diversificazione tecnologica per superare impasse materie prime, sulle “strategie di resistenza sporche delle fossili”,  sul rapporto tra riscaldamento globale e mondo dell’energia, sulla Bozza decreto Aree idonee, sulla sua fotografia d’autunno, sul previsionale 2024 e sul quadro normativo e regolamentare.

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